martedì 12 gennaio 2010

Il soldatino di piombo





COPENAGHEN (Danimarca) - Durante la festa, organizzata dalla Regina Margherita e il Principe consorte, per i membri del Parlamento Danese, una delle guardie reali è svenuta. L'uomo è crollato a terra proprio mentre la famiglia Reale e i loro ospiti facevano il loro ingresso al Christiansborg Palace di Copenhagen.

venerdì 8 gennaio 2010

Istantanee. Mailand 1 - Roma 0

MILANO - Mainland ha tanti difetti. Troppi. Non si può sostenere tuttavia che la sua rete metropolitana non funzioni. Rispetto a quella romana, la metro milanese è più ramificata, più pulita, meno congestionata e, per ribadire ancora una volta il concetto che a Milano si lavora sul serio, è coperta in ogni suo punto - vetture stazioni tunnel rampe di accesso comprese - da segnale di telefonia mobile. Sì, a Milano si può utilizzare il proprio cellulare anche in metropolitana. Me cojoni.

Su uno di provincia come me, da sempre abituato a mezzi di trasporto pubblico di superficie, la metropolitana esercita un fascino arcano: muoversi nel sottosuolo senza percepire la città che scorre crea l'illusione di una sorta di teleporta rudimentale. Si scende in un punto, si emerge in un altro. Ciò che si stende nel mezzo ha poca importanza: non ha caso la mia conoscenza della città segue uno schema più a macchie di leopardo che a direttrici di traffico. Per queste ultime, considerando la certezza matematica di violare o infrangere zone e divieti se alla guida di un'auto, può valere per ora un onesto sticazzi.

La metro meneghina, quindi, si distingue per caratteristiche sue proprie e perché offre, più di quella romana, qualche piccola soddisfazione. A Roma viaggiano lavoratori e studenti, ma anche masse di turisti, manifestanti, pellegrini, militari, seguaci di partito, terroristi islamici, suore cattoliche e bambini spediti dai parenti: una corrente di persone frettolose che sfrecciano tra ali di gente smarrita e titubante. Nella borghese Milano questo non avviene: ci si sposta per lavoro, per studio, o magari per una passeggiata in centro il sabato pomeriggio. Raramente per cazzeggio. La gente ha una meta, a volte scritta in faccia, a volte sull'etichetta del cappotto. Capita quindi, rincasando più tardi del solito, o scegliendo orari inconsueti, di ritrovarsi da soli: soli a bordo, soli nelle stazioni, soli sulle banchine di attesa. E soprattutto soli davanti ad una scala mobile in attesa.

Non parlo di una scala mobile ferma o bloccata o out of work, ma di una scala mobile in attesa, cioé andata in stand-by perché da lungo tempo inutilizzata e pronta a rimettersi in movimento. Trovarsi di fronte a quella rampa immobile e ronzante regala quel particolare piacere che si prova nel tracciare la prima linea su un foglio intonso, o nel leggere per primo un quotidiano fresco di stampa o assaggiare la prima fetta di una torta appena sfornata.
Avvicinarsi indifferenti al nastro metallico in attesa, pregustare l'attimo, percepire il momento in cui si è riconosciuti dalla fotocellula, osservare il meccanismo ripartire e quasi invitarti a salire: un invito a te riservato in esclusiva. E' lo ius primae noctis dell'elevazione automatizzata.