sabato 22 agosto 2009

Brindisi della Scacchiera



La Sorte trama e l'Arbitrio ordisce:
insieme tessono l'umana vita,
insieme giocano quella partita
per cui ciascuno s'eleva o patisce.

La Sorte decreta ove si nasce
da quale ventre, in quale casata;
Arbitrio giudica se la via data
è giusta per sé o ad altro si ambisce.

Ordunque nel far di questo duello
il Gioco soffiommi di già tre pezzi;
lesto risposi quei pochi io apprezzi
sparsi riunendo in un fido drappello.

Ribelle e fiera, di sangue sorella,
riparo contro i rovesci del Fato,
teca dell'ultimo materno fiato,
pugnace, tenera, fragile, bella:

lei che non ama la rosea Verona,
lei appena donna, lei ancora bambina,
lei dell'Est(remo) Bianca Regina
della Casata fa sua la corona.

Primo, lontano, d'insetti signore,
occhio ed orecchio dei miei accadimenti,
fonte e motore di gioie e tormenti,
di sete e fame, di sogni e d'Amore:

lui ch'è del Cielo e d'Averno custode,
(Lu)i Bianca Torre nell'Ovest arcano,
lui così semplice nodo gordiano
d'ogni Secondo è misura di lode.

Valente forbice, lingua affilata,
di cerimonie sì tanto maestro
quanto in affetti ed amori maldestro;
ospite ottimo, tosca parlata.

Ei che i doveri costringon a brillare
quand'anche in animo ha nuvole nere,
ei saldo appoggio, mio Bianco Alfiere,
i dubbi scaccia e la Via sa mostrare.

Figlio di Lupa di sangue australe,
caro Virgilio nel limbo romano,
per passo e gesto, per sguardo e mano
eccelso gusto e stile magistrale.

Ei dei mondani salotti è l'esperto
aguzzo l'occhio e l'orecchio fine
ei ch'è la Nera tra le Regine
stimola il passo quand'esita incerto.

Oscuri lampi e rumori muti
empiono i giorni di-colui-che-fu-Re:
subìto lo scacco ora è in cerca di sé
tra selve di dubbi e umori irsuti.

D'intrecci, fate e di mondi creatore,
lingua d'ithildin, sapiente profeta,
voglian le stelle che giunto alla meta
torni di Felsina il Bianco Signore.

Due son le luci del Regno Fatato
due sono i Troni di questa Scacchiera:
l'uno è quel Bianco che in ombra si cela
l'altro è quel Nero di luce ammantato.

Mano di mithril, scimmia nel cuore,
nato nel giorno d'inverno il solstizio,
scisso nei compiti tra Arte ed Offizio,
di trame e sorprese regista ed attore.

Un sì vasto Regno, il Nero Sovrano,
regge benevolo in punta di dita
segnando a tratti di china e matita
qual sia la Storia, il Re o il Capitano.

Non solo questi presenziano a Corte,
non solo questi conoscono il gioco:
altri si muovono, chi molto, chi poco
e del mio cuore han schiuse le porte.

Questi non credano, mai venga detto,
d'esser da meno di chi si cantò.
Tutto ha un senso, o forse no,
non certo dare misura all'affetto.

Un solo scacco or manca all'appello
un pezzo errante su questa Scacchiera
uso a trovarsi in terra straniera
in nuovo Reame, Salotto o Castello.

Due passi in avanti, uno di lato
il Cavallo Nero o Bianco che sia
ha un senso innato di diplomazia
e questa notte ne è il risultato.

L'Arbitrio ordisca, la Sorte trami
Brindo e vi dico quello che so
Che nella vita sognare si può
se accanto a te ci son quelli che ami.

OzdegliSmeraldi